mercoledì 30 novembre 2011

Gnocchi

E oggi... Gnocchi! Con la G maiuscola

Quel è il segreto per fare ottimi gnocchi? Uno solo: una buona patata. 
Sembra una cosa ovvia, ma non è così. La patata deve essere sì farinosa, ma deve anche essere saporita, altrimenti gli gnocchi sapranno d'acqua.  
Mi è capitata sotto le mani questa bella patata a pasta bianca e farinosa, ed ecco qui la sua trasformazione.

Gnocchi

  • 1 Kg di patate a pasta bianca
  • 300 gr di farina
  • Sale
Lavo le patate e le tuffo in acqua salata.
Una volta cotte le sbuccio e le passo nello schiacciapatate (mi raccomando non passate, né frullate, ho detto schiacciate che altrimenti diventano una pappetta collosa che richiederà molta farina per avere una giusta consistenza). Condisco con un pizzico di sale, ma non troppo, perché gli gnocchi mi piacciono così, un po' dolcini per l'amido della patata e della farina.
Aggiungo la farina e impasto.
Ottengo una bella massa compatta. 

Per fare gli gnocchi stacco di volta in volta dei pezzi dalla massa e formo dei lunghi salamini facendo rotolare la pasta tra le palme delle mani e il piano di lavoro. 
Ora taglio la mia "stringa" di pasta in tanti cubetti lunghi più o meno due centimetri che lascerò riposare un pochino su un piatto infarinato.

Gli gnocchi appena tagliati si riposano prima del tuffo in acqua calda

Gli gnocchi in sé sono pronti. Ora bisogna cuocerli e condirli.

Metto sul fuoco una pentola bella larga colma di acqua. Mentre l'acqua raggiunge il bollore preparo un sugo semplicissimo con salsa di pomodoro, olio di oliva extravergine, aglio e basilico. 
Quando l'acqua raggiunge il bollore aggiungo gli gnocchi e poi mi apposto acanto alla pentola con la schiumarola. Appena gli gnocchi raggiungono la superficie li pesco e li metto già nei piatti.

Condisco con il pomodoro e porto in tavola una bandiera italiana bella e saporita.

Con questa ricetta partecipo al contest di pane e olio



lunedì 28 novembre 2011

Sformato di patate al formaggio

Sformato di patate al formaggio: un'ottima soluzione per svuotare il frigorifero

Questo fine settimana sono impazzita. Io che sono cronicamente in ritardo (c'è chi mi invita dandomi una mezz'ora di anticipo sugli altri "La cena è alle otto e mezza. Per Daniela alle otto.") ho deciso di giocare d'anticipo e cominciare ad addobbare la casa per il Natale.
La scusa logica (sono abilissima a trovarne per i ritardi, non vedo perché non potrei riuscire a farlo con gli anticipi) è "perché fare tanta fatica per pochi giorni? Facciamolo prima così ci godiamo la casa addobbata per  più tempo".
Oddio ho anche cominciato a fare le "prove tecniche" per le ricette. E questo mi inquieta molto. 
Non ho MAI giocato d'anticipo. Sempre tutto all'ultimo momento. Che mi succede, starò mica poco bene?
Oppure peggio, sto invecchiando? 

Tanto per darvi un 'idea io a scuola arrivavo SEMPRE a lezioni iniziate. Il professore di filosofia si divertiva da matti a chiedermi il perché dei miei ritardi, e ogni mattina io mi divertivo un mondo a dargli le risposte più astruse.
Le risposte segnate negli annali della scuola sono state

  • Professore la scorsa settimana lei ha spiegato Zenone. Ha presente no? La gara tra Achille più veloce e la tartaruga. Ora secondo Zenone poiché la tartaruga partiva avvantaggiata di qualche metro Achille non avrebbe mai potuto raggiungerla. Ecco. L'autobus era lì davanti a me, stavo per saltarci su ma.... mi sono ricordata delle sue parole e quindi mi sono detta se non ci arriva Achille vuoi che ci arrivi io?
  • Questa mattina mi sono posta il dilemma etica (e quindi venire a scuola in tempo) o estetica (cioè andare a comprare un meraviglioso cappellino che ho visto ieri, ma il negozio apriva alle 9): Beh poiché io sono una ragazza e non un filosofo punto sull'estetica e quindi hop, ecco qui il cappellino. Che ne dice prof?
Ok, per fortuna che i miei figli non leggono il mio blog. Forse, ..... spero. Ho sempre detto loro che studiavo (questo è vero, ma come si vede studiavo a "modo mio") ed ero un angioletto (ehmmmmm, ....)

Comunque, come al solito, sto divagano io volevo parlare della preparazione del Natale e farvi vedere questo





La stella luminosa e la cascata di luci

e anche questo


Le lucine che sembrano palline di ghiaccio

E visto che devo preparare per il Natale anche il frigorifero (vi piace questa scusa logica per dirvi che avevo voglia di fare da mangiare quello che ho poi fatto? :-D ) ho dovuto svuotarlo (ma quando mai il mio frigo è vuoto?) 

Quindi ecco qui il finto svuotafrigo, ma in realtà buonissimo sformato di patate con cui mi sono premiata per l'ottimo lavoro svolto!


Avvolto dalla crosticina soffice di patate ecco spuntare un morbido cuore caldo

Sformato di patate

  • 4 patate belle grosse bollite
  • 400 gr di formaggi vari tagliati a cubetti (per me gruviera, piave -che, se andate a vedere sono in effetti avanzi delle ricette precedenti, un poco di pecorino e taleggio)
  • 3 fette di sottilette
  • 1/2 cucchiaino di noce moscata
  • sale e pepe
  • burro per lo stampo
Accendo il forno a 190° perchè sono stufa di accenderlo a 180° (non scherzo, è vero!). Ungo uno stampo da plumcake con il burro (a proposito voi che ne dite plum-cake o plumcake?). Schiaccio ben bene le patate e le condisco con la noce moscata, il sale e il pepe.

Con i 2/3 del composto rivesto le pareti del mio stampo. Nel centro verso i formaggi tagliati a cubetti. Quindi copro i formaggi con le sottilette, perché a me piace avere una base "liscia" dove stendere l'ultima porzione di patate schiacciate ed avere così uno sformato bello dritto. Ma non è obbligatorio. 
Quindi ricopro bene le sottilette con l'ultima porzione di patate.
Metto in forno e lascio cuocere per 30 - 40 minuti.

Al termine della cottura, quando la superficie del mio sformato è bella dorata, tolgo dal forno e lascio riposare 10 minuti. Quindi capovolgo lo stampo su un piatto da portata.
A volte lo accompagno con una salsa di pomodoro semplicissima, ma non oggi che il Natale è bianco, no? :-D.

Al primo taglio dello sformato si assiste allo spettacolo della colata lavica di formaggio. Che meraviglia, che profumo e che fame!

Con questa ricetta partecipo al contest di pane e olio:

 

venerdì 25 novembre 2011

Zuppa di funghi al sapore di porcini con finta rouille

Zuppa di funghi con rouille dolce

Questa è la zuppa del "faccio finta di essere altro". E' una zuppa di champignon che si crede di essere una zuppa di porcini, accompagnata da una salsina di peperoni che si maschera da rouille.

La zuppa di champignon in sé non saprebbe di niente, o quasi. L'aggiunta di funghi porcini secchi è fondamentale, la trasforma e la nobilita. Pochi pezzetti di funghi secchi danno brio a tutta la zuppa. 
Mi raccomando scegliete funghi secchi di ottima qualità. Potreste addirittura spacciarla per zuppa di porcini. Pochi si accorgerebbero della differenza, forse solo il vostro portafoglio, perché il costo di un chilo di champignon è ben diverso da quello di un chilo di porcini.

La rouille è una salsa piccante che solitamente accompagna la bouillabaisse,  la zuppa di pesce che preparano nel sud della Francia.
Rouille significa "ruggine" perché il colore della salsina è arancione, proprio come la ruggine.

La mia finta rouille ha un colore acceso e un sapore altrettanto vivace


Questa mia versione della rouille nasce da un errore. Avevo chiesto come si facesse questa salsa a una cuoca francese che faceva una zuppa di pesce, (opps scusate non si può dire "soupe de poisson" quando si parla di una bouillabaisse) mi correggo una buillabaisse semplicemente magnifica.

Peccato che per "poivron rouge" lei intendesse il peperoncino rosso piccante e io il peperone rosso bello cicciottello e per niente piccante.
Da qui in poi la strada della sua rouille e della mia finta rouille si sono divise. E la mia idea di fare la bouillabaisse si è trasformata in una zuppa di funghi.
Cosa c'entra la bouillabaisse con la zuppa di funghi? Ehm, niente, forse il colore è simile :-D

Ultima cosa, vi consiglio di aggiungere solo mezzo cucchiaino o poco più di "rouille" alla vostra zuppa di funghi per non coprire troppo il sapore dei funghi.


Zuppa di funghi al sapore di porcini con  finta rouille

Per 6 persone
  • 900 gr di funghi champignon surgelati (due buste)
  • 20 gr di funghi porcini secchi
  • 3 spicchi d'aglio
  • un dado (facoltativo)

Per la finta rouille
  • 1 peperone rosso
  • 3 - 4 spicchi d'aglio
  • 1 patata bollita
  • un pizzico di sale

Per i crostoni

  • 6 Fette di pane (di altamura per me)
  • 200 gr di gruviera grattugiato


In una pentola bella capiente lascio soffriggere in poco olio di oliva i 3 spicchi d'aglio, appena imbiondiscono aggiungo 2,5 litri d'acqua.
Tuffo subito i funghi champignon (che io ho acquistato surgelati, ma vanno benissimo anche quelli freschi, ma prima puliteli e tagliateli a pezzetti ) nell' acqua. Se volete potete aggiungere il dado (vi consiglio però un dado dal gusto delicato) io aggiungo solo il sale

Lavo i porcini secchi e li aggiungo nella pentola. Non è necessario farli "rinvenire" in acqua calda. Rinverranno da soli mentre cuociono :-)

Lascio cuocere per un quarto d'ora e nel frattempo preparo la mia finta rouille

Metto il peperone sul fuoco e ne brucio la pelle. Lo metto in una pentola che chiudo con un coperchio e lo lascio riposare per una decina di minuti. Questa operazione mi permetterà di togliere la pelle più facilmente.

Spelo il peperone, tolgo i semini e il "tappo" e lo metto nel mixer insieme alla patata bollita, agli spicchi d'aglio spelati e al pizzico di sale. Frullo il tutto e ottengo una crema rossa molto densa, profumata e leggermente piccante.

Preparo i miei crostoni adagiandoli su una teglia coperta di carta argentata (o carta da forno) e li cospargo con il gruviera grattugiato.
Passo tutto sotto la griglia del  forno finché il formaggio non si sia sciolto.

Frullo la zuppa di funghi.
Metto i crostoni nei piatti fondi e verso accanto la zuppa. La rouille la servo a parte, ognuno sceglierà se e quanto aggiungerne al proprio piatto

E' una zuppa che può essere presentata anche in una cena "impegnativa". In questo caso frullatela molto, fino ad ottenere una crema, fate dei crostini al formaggio più piccolini che servirete a parte e decorate la superficie della zuppa con un trito di prezzemolo.

mercoledì 23 novembre 2011

Baby spare ribs al miele e erbe e pannocchie al burro salato

Baby spare ribs: piccole costolette di maiale al miele per i miei cowboys



"No e no io sul cavallo non ci salgo!"
"Ma perché?"
"Perché gli faccio male alla schiena"
No, non è mia figlia che parla. Sono io.
E questa è una delle mie tante fisime che per un pelo non ha rovinato una serata a me e ai miei amici.

Ero negli Stati Uniti, in un paesino così sperduto nel nulla che ancora adesso mi chiedo se non sia stato tutta un'invenzione, un set cinematografico. 
Tra le attrattive del posto troviamo "una cena con i cowboy". Perché no? Sembra una cosa carina. Andiamo all'appuntamento e ... per raggiungere il posto dove avremmo cenato bisognava.... prendere il cavallo, ovvio no?
Arrrgh

Ho provato, ma ... davvero è più forte di me, Ho paura di fare loro del male. Scema vero?
Lo "sfruttamento" animale mi fa' venire un nodo alla pancia. Non me lo dite lo so, lo so. Ci hanno tentato in molti, a cominciare dai miei genitori, che mi hanno spiegato in tutte le salse che i buoi tirano il carro e non sentono male, il cavallo porta i cavalieri (e le armature? le armature non lo pungono?).
Se vedo un film di indiani e cowboy mi contorco da dolore a vedere i cavalli stramazzare a terra (ma daiii sono allenati a farlo!). Non potete capire quanto ho sofferto su una slitta tirata da cani. ...
Dunque niente da fare.

Volevo tornare a casa tranquillamente. Non mi spiaceva restare da sola. Ma alla fine ho raggiunto lo stesso il luogo della cena. Non a cavallo però su un pic up sporco e scassato. 
Accanto a me un cowboy che probabilmente non si era lavato da mesi e che guidava mentre mangiava con grande gusto un bel pezzo di.. carne secca. Fra me e lui un fucile che io guardavo con la coda dell'occhio pensando "avrà messo la sicura? e se cade e spara?".
Ovviamente non abbiamo aperto bocca per tutto il viaggio. O meglio lui si, per masticare rumorosamente la sua carne secca e puzzolente.

Sono arrivata alla fine del viaggio un poco sottosopra e con lo stomaco sotto le scarpe. Non avevo quindi nessuna voglia di cenare.
Però.

Però da un enorme griglia arrivava un profumo di carne arrostita che poco a poco ha cominciato a sciogliere il nodo del cavallo, del pic up e dell'odore della carne secca.
"Ehy honey where you come from?
Una voce accanto a me mi risveglia. E che ti dico? Dalla luna? Da un viaggio allucinante? 
Vengo dall'Italia
Adesso, come il 90% delle persone che ho incontrato mi chiederà dove si trova l'Italia. Che questo che mi parla è un'altro cowboy, con tanto di cappello e chitarra. E' biondo sì, pure con l'occhio azzurro, ma non fatevi strane idee, no non mi piace. E' un cowboy e io sono cittadina. 

"Ohhh il Paese della pizza e della pasta!"
Un cowboy che conosce l'Italia? Ah però.
Ride. Mi chiede se mi piace il cioccolato. Sicuro! 
Perché dopo ci sono i brownies al cioccolato, e le stelle honey.
Prende la chitarra e suona.
Devo rivedere il mio giudizio sui cowboy.


Baby spare ribs al miele e erbe

  • 500 gr di baby spare ribs (mini costolette di maiale)
  • 2 cucchiaini di miele di girasole
  • un cucchiaino di timo
  • un cucchiaino di origano
  • sale e pepe
  • burro 
Cospargo di miele le mie costolette e le cospargo con timo e maggiorana. Lascio marinare e preparo le pannocchie togliendo le foglie e le eventuali barbe.
Metto le pannocchie in acqua, porto a bollore e le lascio cuocere per una ventina di minuti.

Scaldo la mia griglia e cuocio le mie costolette pochi minuti per lato.

Metto un pochino di burro leggermente salato sulle pannocchie.
Servo le costolette con le pannocchie.
A tavola niente forchette, i miei cowboy mangiano rigorosamente con le mani!


Con questa ricetta partecipo a

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lunedì 21 novembre 2011

Peperoni in salsa di noci

Peperoni in salsa di noci: accostamenti insoliti per una prelibatezza



Libri e cucina. Che bell'abbinamento. Mi piace quando la cucina incontra un'altra forma d'arte. E sì, perché la cucina è una forma d'Arte (con la maiuscola, prego) che mette in gioco tutti i sensi. Non credo che esista una forma d'arte più completa.

E a questo proposito uno dei libri più significativi in cui il cucinare è parte integrante della storia è "Dolce come il cioccolato" di Laura Esquivel.

E' il capostipite dei moderni food-novel ma è anche uno dei pochi in cui veramente il cibo, la preparazione e la degustazione dei piatti è parte integrante della storia.

E' il racconto di un grande amore che, nonostante la forza e a passione, non riesce a realizzarsi, almeno non subito e tra alti e bassi si sviluppa in 12 puntate e altrettante ricette. 
Detto così non sembra niente di che ma ne vale la pena. Davvero. L'ambiente è il Messico e il romanzo è pieno di Sole e magia come solo la letteratura sudamericana riesce a svluppare.

Se deve esserci una nota negativa, l'unica che mi sento di fare, è quella che le ricette sono un po' imprecise e forse un po' strane. Ma la ricetta che ho provato, nonostante fossi stata scettica fino alla fine, mi è piaciuta molto.

Consiglio il libro a tutte quelle donne terribilmente romantiche, che in cucina mentre spadellano sognano ad occhi aperti ma che all'occorrenza sanno anche essere terribilmente pratiche. Insomma a tutte noi foodblogger!  :-D


I peperoni stanno per finire in forno. 


Peperoni in salsa di noci

Ho cercato di attenermi il più possibile alla ricetta originale ma non ho potuto eseguirla proprio fedelmente per svariati motivi.
Ad esempio la ricetta originale prevede 25 peperoni, ma quali? In Messico esistono così tante varietà che noi nemmeno ce le sogniamo. Quindi ho preso 5 peperoni cicciottelli e via!
Ancora: noci di Castiglia. qualcuno sa cosa sono e perché sono diverse dalle noci nostrane? Intanto che aspetto una risposta ho preso noci nostrane che sono buonissime uguali.
La pesca. E dove la trovo a novembre?
Cedri canditi. Io li ho comprati ma.... poi leggendo la ricetta i cedri scompaiono. Suppongo che avrebbero dovuto essere nel ripieno, ma non volevo sconvolgere ulteriormente la mia famiglia e quindi, hop i cedri hanno cambiato destinazione e presto compariranno in qualche dolce.
Invece nell'elenco degli ingredienti non viene menzionata la panna, che invece compare magicamente al momento di fare la salsa di noci.
Infine la melagrana. Ehmmm l'ho messa in frigo, e lì è rimasta che me ne sono dimenticata! :-D

Veniamo ora alla ricetta. A sinistra la ricetta originale e a destra, in parentesi, le mie modifiche.
Per cinque persone

  • 25 peperoni (5 peperoni gialli e rossi)
  • 100 gr di noci di Castiglia (50 gr di noci sbucciate e tritate non troppo fini)
  • 100 gr di formaggio stagionato (50 gr di Piave)
  • 1 kg di carne macinata (500 gr di carne macinata)
  • 100 gr di uva passa (50 gr di uva passa)
  • 250 gr di mandorle (125 gr di mandorle sbucciate e tritate non troppo fini)
  • 250 gr di noci (125 gr d noci tritate non troppo fini)
  • 500 gr di pomodori (250 gr di pomodori da sugo)
  • 2 cipolle medie (1 cipolla media)
  • 2 cedri canditi (niente cedri che nella ricetta originaria non spiega dove metterli)
  • 1 pesca (niente pesca)
  • 1 mela (1 mela)
  • comino (un cucchiaino di comino)
  • pepe bianco (pepe bianco)
  • sale
  • zucchero
  • nella ricetta non c'è ma nella spiegazione si (250 gr di panna fresca)
  • anche questo non c'è negli ingredienti (olio di oliva extravergine)
Comincio preparando il ripieno. Metto a soffriggere la cipolla tagliata sottile con olio d'oliva. Aggiungo la carne, il comino e lo zucchero. Una volta rosolata la carne aggiungo l'uva passa, la mela, i 125 gr di noci, le mandorle e i pomodori a pezzetti.Se avessi anche la pesca la dovrei aggiungere a questo punto.
Lascio cuocere per una mezz'oretta. 

Nel frattempo abbrustolisco sul fuoco i peperoni e li spelo. Tolgo il "tappo" e i semini.
Preparo la salsa di noci.
Grattugio il formaggio e lo mescolo con i 50 gr di noci rimaste. Ora nel libro dice che il tutto dovrebbe essere macinato con la panna sul metate. Una via di mezzo tra pestello e mixer preistorico :-D. Se volete vederlo è qui .
Visto che non posseggo tale attrezzo ho deciso di montare la panna (senza zucchero!!) e di aggiungervi poi formaggio e noci. farò questa operazione pochi minuti prima di portare in tavola. 

Riempio i pomodori con il ripieno e li adagio in una teglia. metto in forno per 20-30 minuti. Prima di infornarli decido di cospargerli con un poco del composto  noci e formaggio della salsa perché non sono sicura della riuscita della "salsa montata" e perché mi piace il sapore delle noci e del formaggio gratinati.

Una volta cotti metto i peperoni caldi e profumati sul piatto, mescolo panna montata, noci e formaggio tritati e  metto il questa salsina sul peperone. Il calore la fa sciogliere lentamente.
Bellissimo a vedersi.

Sono talmente stupita del risultato, talmente stordita dai profumi e dalla bellezza del piatto che... mi dimentico di aggiungere una spolverata di chicchi di melagrana. Peccato avrebbe fatto un bel contrasto.

Con questa ricetta partecipo a:




venerdì 18 novembre 2011

Petits-Beurre - Biscotti per il mio piccolo pezzo di burro

Petits-beurre: piccoli biscotti per piccoli cuochi



Ho due passioni: i libri e i gadget, soprattutto quelli di cucina. Ma mentre per i gadget vado a colpo sicuro, per i libri no. Amo avere il tempo a disposizione per accarezzarli, annusarli, sfogliarli e infine sceglierli. 

Ho trascinato i miei piccoli da subito nelle librerie. Lasciavo una nel passeggino con un libro-gioco e l'altro più in là nel settore "bimbi più grandi" e io mi tuffavo (con un occhio sempre sui due!) nelle mie ricerche.
Questo rito continua ancora oggi,  ma mentre per me il "posto" di ricerca rimane sempre uguale (prima il settore cucina e poi i romanzi) i miei cuccioli crescono e i gusti cambiano.

L'ho realizzato proprio recentemente, durante una viaggio a Parigi. Sosta alla Fnac. 
Il grande parte in direzione "giochi play-station" e io mi dirigo con la piccola nel settore "libri per bambini".
"No, qui ci veniamo dopo mamma. Prima vorrei scegliere un libro di cucina". 
Sono rimasta di stucco, ma mi sono detta "Ok. Cerca di imitarmi ma di sicuro si stuferà dopo 5 minuti. Del resto ha solo 6 anni".

E così mi sono ritrovata con lei accanto a sfogliare e cercare. Per la prima volta in vita sua stava zitta (mamma quanto chiacchiera!!!!) e sfogliava, guardava, rigirava i libri tra le mani. Ero così stupita di vedere i miei gesti riflessi nei suoi che, per la prima volta in vita mia non ho prestato molta attenzione ai libri.

Finalmente scegliamo entrambe. Lei mi porta il suo piccolo tesoro: un libro che ha accanto uno stampo per i biscotti. Il libro è "Atelier Petits-Beurre"  di Bérengère Abrahm edizioni Larousse. E' un libro piccolino, che spiega la ricetta con delle belle fotografie. Dopo la ricetta base seguono anche altre suggestioni.
Non so se ha scelto per il colore rosa della confezione, per lo stampo o per .... chissà ...ma ho trovato che il libro era particolarmente indicato per lei e per la situazione: un classico biscotto francese per lei che è un piccolo pezzetto di burro.. beh come potevo non accontentarla?

Pensavo che fosse finita qui. E invece, di ritorno a casa, hop subito al lavoro

Ecco la mia piccola alle prese con l'impasto


Petit Beurre

  • 200 gr di zucchero
  • 200 gr di burro (per loro demi-sel, per noi normale)
  • 12,5 cl di acqua
  • 2 g di sale (un pizzico)
  • 500 g di farina
  • 1/2 sacchetto di lievito per dolci
In una casseruola Ginevra mette lo zucchero, il burro, l'acqua e il sale. Io faccio bollire mescolando e quando il burro è completamente fuso spengo il fuoco e lascio riposare per almeno 20 minuti mescolando frequentemente.

Nel frattempo Ginevra mette la farina e il lievito in una terrina.
Una volta raffreddato il burro Ginevra aggiunge agli ingredienti liquidi (il burro fuso) gli ingredienti secchi (lievito e farina) mescolando ben bene. 

Otteniamo  un impasto omogeneo ma piuttosto molle. 
Ginevra lo avvolge nella plastica e io lo metto a riposare in frigorifero per almeno 3 ore.

Trascorso questo tempo la pasta si è indurita. Preriscaldo il forno a 180° e cospargo il piano di lavoro di farina. Con il mattarello stendiamo insieme la pasta in uno stato piuttosto sottile.

Ginevra ritaglia i suoi biscotti e io li dispongo sulla teglia ricoperta da carta da forno. Lasciamo cuocere per 10 minuti, o il tempo necessario perché i biscotti risultino dorati.
Tolgo dal forno e lascio raffreddare su una griglia. Forse abbiamo esagerato un pochino con il lievito perché sono particolarmente soffici e la scritta nella cottura è "lievitata via", ma sono buonissimi così.
Li mangiamo soddisfatte del nostro lavoro.

Finito qui? No, Ginevra, entusiasta dei risultati ha voluto che la iscrivessi ad un corso di cucina! Ha iniziato con la pizza e domani lezione di tiramisù. Piccoli cuochi crescono.


mercoledì 16 novembre 2011

Agnello delle sette ore. O della carne morbida.

Agnello in cocotte: aiuto un U.F.O. in cucina!

Un UFO in cucina

Di cosa parla un matta monomaniacale con gli amici? Beh chiede come stanno, che fanno e... cosa hai mangiato oggi? 
Questa domanda ha un profondo significato, almeno per me. A seconda della risposta posso immaginare (ma non sempre tutto è così perfettamente "incasellabile") come sta e cosa sta facendo la persona che mi interessa.
So se ha avuto tempo per cucinare, se qualcuno ha pensato a lui/lei, se le giornate sono state frenetiche e se è stato bene.
Eh si perché se vi rispondono "un panino al salame" o "la mia torta al cioccolato preferita preparata dalla mia dolce metà" le cose cambiano, non vi pare?

Inoltre parlando e chiedendo di cosa si mangia e cosa piace si scoprono tante cose Come questo "ufo in cucina"

E' proprio una persona a cui tengo molto (a proposito, se leggi e non guardi solo la foto e la ricetta: grazie, grazie, grazie ancora per avermi indicato la via dei food blogger e per tanto altro ancora) che mi ha fatto scoprire questa meraviglia. 

Si parlava di quanto mi piaccia sperimentare, di "cotture strane", e di quanto sia buona la cottura "nel sacco" che ultimamente sfrutto proprio per tutto o quasi.
"Ma a quanti gradi inforni?"
"180"
"Hai provato a la cottura a 100°?" 
"Non ancora ma mi stuzzica"
"Allora prova  a mettere della pasta di pane intorno alla cocotte".
"Racconta..."

All'inizio ero scettica "e se mi esplode la cocotte? e come faccio a vedere se è pronto? ma non sarà una roba immangiabile?" 
Poi con il passare del tempo e con il profumo che a poco a poco riempiva la casa mi sono ritrovata a passare spesso davanti al forno e a pensare "ma quanto sei bello?". E si perché oltre ad essere buonissimo questo è un piatto che fa la sua bella figura. 

La pasta che sigilla la pentola diventa di un bel colore scuro e, a cottura ultimata, aprire questa "scatola delle meraviglie" desta curiosità e attenzione da parte di tutti.
A casa mia è successo questo. 
I profumi di questo piatto hanno invaso a poco a poco la casa portando la loro magia.
Già alle 7 (troppo presto per noi) mio figlio si aggirava con il suo passo felino al forno "Che c'è qui dentro 'mà?" (come potete notare sono stata dimezzata, da mamma a 'ma. Il prossimo step, lo so, è un calcio nel sedere). "Agnello" "Noooooo, ma dai che schifo".
"Ripassa più tardi e mi dirai".

Un'ora e mezza dopo stranamente tutti a tavola. Senza urlare "E prooooontoooo, a tavolaaaaa". Cosa che odio e che devo fare. Sempre.
Tutti lì seduti in silenzio. Arriva la pentola sigillata.
"Ma cos'è?" 
"E' sempre agnello".

Apro. Un profumo intenso ci avvolge. Le teste chine a guardare dentro. Io resto estasiata. A mia figlia le pupille si dilatano. Lo conosco questo riflesso, è anche il mio. Mio figlio resta incantato tanto che dice "ma che  roba è?"  (tradotto dall'adolescentese = la cosa sembra interessante. Nonostante io sia uno che fa difficoltà a provare le cose nuove, mi butto e assaggio.).
Riempio i piatti. Nessuno usa il coltello. La carne è così morbida che si stacca con la forchetta. Si dice infatti che questo agnello si può "mangiare con il cucchiaio".
"Possiamo provare a mangiare anche la pasta?" "Provate. La pentola però no che ci tengo".

"Allora?" "Buono. Perché non provi anche con il pollo?" Se l'adolescente dice così... fidatevi!


Ecco al momento sembra tutto normale...


Agnello delle sette ore

Questo tipo di cottura che mi è stata raccontata,  è tipica della Francia, ma mi ricordava troppo le cotture in tajine o comunque le cotture dell'Africa del nord. Ho voluto quindi rendere omaggio a questa cucina cercando di riprodurne i profumi.
Però voi metteteci quello che volete: potete togliere il cumino e aggiungere origano, maggiorana e rosmarino per renderlo più "provenzale". O ancora pomodoro e peperoncino per dargli un po' di brio. Scegliete i profumi che più vi piacciono
L'importante è la cottura.
  • 1 kg di cosciotto d'agnello
  • 1 cipolla tagliata a fettine
  • 2 carote tagliate a tocchetti
  • 2 gambi di sedano tagliati a pezzetti
  • 3 spicchi d'aglio
  • un bel pizzico di sale grosso (per le carni uso il sale di Trapani)
  • 1 cucchiaino di timo
  • 2 cucchiaini di cumino
  • 2 cucchiai di olio
  • pepe
Per chiudere la pentola:
  • 700 gr (ma ne bastavano anche 500) di pasta di pane già pronta


Dopo 7 ore di cottura a 100 gradi




























Il procedimento è semplice: ho messo nella coccotte i due cucchiai di olio e poi a seguire tutti gli altri ingredienti. 
Con la pasta di pane ho fatto un filoncino che ho appoggiato sul bordo della cocotte. Ho quindi chiuso con il coperchio.
La pasta di pane ha sigillato la chiusura quasi fosse della ceralacca

Ho messo in forno che ho acceso sul momento mettendo a 100°. Quindi ho aspettato 7 ore. Ed eccolo qui, 5 minuti prima di scomparire per sempre.


Pronto in tavola

Con questa ricetta partecipo al contest sullo stufato che Burro e Miele  sta realizzando in collaborazione con Gualtiero Villa e teatro7


lunedì 14 novembre 2011

Ricciola all'arancia e cipolle rosse

Ricciola alle arance e cipolle rosse: sapore d'estate


L'altro giorno sono passata per caso. .....No dai diciamo la verità, sto cercando di non mangiare troppi dolci, soprattutto il cioccolato, in previsione del Natale, ma ho una passione sfrenata per una crema al cioccolato abbastanza rara da trovare e quindi ogni tanto, mi concedo un'escursione in un supermercato dove, a volte, la trovo.
Questa volta non sono stata fortunata per il cioccolato, ma ho trovato qualcosa di altrettanto buono. Un bel pezzo di ricciola mi faceva l'occhiolino. 

Potevo resisterle? Ovviamente no. Veniva dalla Sicilia e quindi l'associazione con arance e cipolle è stata automatica, e visto che minpeppex di Muffin 4 all mi ha incoraggiato ad utilizzare il "magico sacchetto" anche per il pesce... beh ecco fatto.
Ho imbustato la mia ricciola. Il risultato è stato mitico!

Ecco la ricciola insacchettata pronta per essere messa in forno

Ricciola all'arancia e alla cipolla


  • Un bel trancio di ricciola
  • Un'arancia possibilmente da agricoltura biologica visto che lascio la buccia 
  • Una cipolla rossa. Possibilmente di Tropea.
  • Pepe
  • Un sacchetto per la cottura in forno
Pulisco la cipolla e lavo l'arancia e le taglio a fettine. 
Ho messo le fettine nel sacchetto insieme al trancio di ricciola. Ho aggiunto solo un po' di pepe (uso pochissimo sale, e per il pesce non lo uso mai).
Ho chiuso il sacchetto e ho messo il tutto nel forno a 180° per circa 40 minuti.
A cottura ultimata ho tolto dal sacchetto e ho servito con un un poco di riso al vapore e un'insalata di carote.

Nessun commento fino alla fine: "Lo hai fotografato?" 
"Si" 
"Ok, allora mettilo sul blog. Però me ne dai un'altro pezzo?" 
Il mio ometto ha un modo speciale per fare i complimenti.



venerdì 11 novembre 2011

Mini cakes bianchi e neri con zucchero d'oro e d'argento

Mini -cakes bianchi e neri un concentrato di sapore



Il vizio capitale

Eccomi, sono qui. Ci sono anch'io. Chi sono? Ma ovvio la migliore. Quella che tutti hanno frequentato, almeno una volta. Quella che tutti conoscono, ma che quando incontrano per strada girano la testa dall' altra parte facendo finta di non vedere. 
Eppure sono la più bella, la più conosciuta, la più utile delle sette sorelle. Sì perché ci chiamano "vizi capitali" o peccati al maschile, ma sbagliano tutti. Noi siamo  femmine. 

Chi sono io? Sono quella di cui non si parla, quella che non si dipinge mai, e quando lo si fa mi si rappresenta come una vecchia, secca e arcigna.
Non come la mia sorella più apprezzata, la lussuria. Lei nei dipinti è sempre bella, prosperosa, invitante. Ma l'avete vista com'è? È grassa, guardate che cosce piene di cellulite  e poi, diciamocelo è veramente una poco di buono. Va proprio con tutti.  Al contrario di quella rimbambita di Accidia. Se fosse per lei io non esisterei, ma cosa del resto potrebbe esistere per lei? Il nulla!

Io invece sono il motore del mondo. Sono quella che spinge a fare sempre di più, ad essere, e soprattutto ad avere, di più. Sono molto di moda , ma nessuno mi apprezza ed è questo il mio cruccio.

Ma attenzione io non sono come Superbia, no quella pensa di essere la migliore. Passa le giornate a guardarsi allo specchio. Immobile, sempre uguale a se stessa. Io no. Io guardo sempre gli altri, li spio, scopro tutto di loro. Sono capace di vedere ciò che non va.  La vedi quella come è magra. Si ma per forza fa i salti mortai per non mangiare.. 
E quella? Hai visto che casa che ha? Bella dici? Ma va. È troppo grande, sai il tempo che sprechi a pulirla poi.

Ma non divaghiamo pensiamo a me. Mi dipingono fragile, ma no, non lo sono. Io sono potente. Il primo delitto dell'umanità è avvenuto in mio nome. Si parlo proprio di lui, Caino.

Avete capito chi sono? Ma come, dai lo sapete, sono Invidia, ma shhhh non lo dite a nessuno che il mio nome è impronunciabile.

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Mini-cakes versione bianca con zucchero argento. Belli da far invidia!

Arrivo quasi (forse) per ultima. Ma come potevo arrivare per prima e dire vi invidio tutte perché siete tutte perfette e più rapide di me? 

Si invidio le donne più magre di me, più belle, più giovani, quelle che escono di casa la mattina e tornano a casa, dopo una giornata di lavoro e sono ancora  perfette. Invidio i loro figli dai vestiti candidi e dai quaderni immacolati. I loro cani che abbiano sommessamente e solo quando richiesto.
Invidio le loro cene perfette, i loro servizi di piatti della nonna a che sembrano nuovi, i bicchieri di cristallo che luccicano come swarovski.
Ci ho provato, accidenti se ci ho provato, ma  non sarò mai così. 

Per rappresentare questo peccato capitale ho preparato questi dolcetti.
Sono magnifici. Piccoli e buoni. Ed ho invitato le mie amiche, quelle perfette, per un tè. Voglio far loro provare cos'è questa sensazione che ti attanaglia quando rimiri  la perfezione.
Voglio far loro rimirare la bellezza di queste piccole bontà. E se ne mangi uno solo (ma ci riuscirai?) non hai nemmeno i sensi di colpa. Sono così piccolini che non ingrassano. 

Sì ma uccidono, d'invidia :-D

Mini-cakes versione nera con zucchero color oro. Così buoni da fare invidia!


Mini cakes bianchi e neri con zucchero d'oro e d'argento

Per l'impasto

  • 180 gr di farina
  • 1/2 bustina di lievito vaniglinato
  • 130 gr di burro a temperatura ambiente
  • 1 cucchiaini scarsi di essenza di vaniglia
  • 185 gr di zucchero
  • un pizzico di sale
  • 2 uova
  • 80 ml di latte

Per prima cosa riscaldo il forno a 180°.
Ho mescolato il burro con lo zucchero fino a ridurlo in una crema spumosa.
Ho quindi aggiunto un uovo alla volta facendo attenzione ad incorporarlo bene.
A questo punto ho aggiunto l'estratto di vaniglia.

A parte ho mescolato farina, sale  e lievito e ne ho versato un poco nel mio impasto. Ho mescolato ed ho aggiunto un po' di latte. Ho continuato così alternando farina e latte e terminando con la farina. Ottengo un impasto molto liquido.

Imburro e infarino la teglia con gli stampini
Metto il preparato nei miei stampini. Batto sul tavolo la teglia per fare in modo che l'impasto perda le eventuali bolle d'aria. 
Lascio cuocere per 15 minuti o il tempo necessario perché la superficie risulti asciutta

Tolgo la teglia dal forno e lascio riposare per un paio di minuti. Poi capovolgo la teglia e mi ritrovo tanti piccoli gioielli che lascio raffreddare su una griglia.

Per la glassa bianca

  • 250 gr di zucchero a velo
  • 2 bianchi d'uovo
  • 125 ml di acqua
  • 2 cucchiaini di estratto di vaniglia
  • zucchero color argento

Mescolo lo zucchero a velo con i bianchi d'uovo e aggiungo un po' d'acqua. Decidete voi quanta acqua aggiungere tenendo conto che più acqua mettete più trasparente (e morbida) sarà la glassa. Mescolo fino ad ottenere una crema. 

Stendo un foglio di carta da forno sul tavolo e sopra vi appoggio la griglia dove lasciar asciugare (e sgocciolare) i miei mini cakes.
Con l'aiuto di un cucchiaino immergo un mini cake alla volta nella glassa e lo lascio quindi riposare sulla griglia.
Una volta asciutti cospargo con zucchero color argento

Per la glassa scura
  • 200 gr di cioccolato all'80%. Io ho usato dl cioccolato Giava dell'Esselunga fatto con cacao Criollo. 
  • zucchero color oro

Per manipolare il cioccolato la prima cosa che devo fare è "temperarlo". E' un'operazione che richiede attenzione e rapidità.
Preparo un "bagno di raffreddamento" nel mio lavandino riempiendolo per 1/4 con acqua fredda e tantissimo ghiaccio. 
Prendo il mio termometro e sciolgo il cioccolato a bagnoamaria portandolo a  45°.
A questo punto tuffo la pentola nell'acqua fredda e faccio scendere la temperatura del cioccolato a 27 ° poi rituffo la pentola nell'acqua calda per portare il cioccolato a 29° gradi.
Ecco ora posso immergere i mini-cakes nel cioccolato.  Il cioccolato si solidificherà formando una sottile pellicola dura che racchiuderà un cuore morbido. Una delizia.
Una volta asciutto cospargo con zucchero color oro.

Vi consiglio di provare anche la versione alcolica: prima di glassare con il cioccolato bagnate la tortina con una miscela di acqua, zucchero e rhum.

Con questa ricetta partecipo a:

mercoledì 9 novembre 2011

Cosce di pollo al cartoccio alle erbe e alle spezie

Pollo al cartoccio: senza grassi e con tanto sapore


Cosa rende felice i miei figli? Mangiare con le mani! E il massimo poi sono le cosce di pollo, che prima si possono utilizzare come spade, e poi si possono addentare imitando Asterix e Obelix.

Però attenzione, perché è vero che mangiare con le mani è bello ma la sensazione di unto - appiccicoso sulle mani a loro non piace, soprattutto alla principessa. Quindi? Quindi mangiano con le mani sì, ma avvolgono la parte finale della coscia di pollo (l'osso in pratica) con carta argentata e sono felici.

Io un po' meno, e sì perché ero stufa delle solite cosce di pollo arrosto. Avevo adocchiato e assaggiato (non male!) il preparato per "cosce di pollo in sacchetto",  e mi sono decisa: ho voluto provarle utilizzando però le erbe e le spezie che ci piacciono di più.

Ho quindi preparato due versioni una più "dolce" e l'altra un pochino più piccante.

Il primo è un pollo alle "erbe del mio terrazzo". Quest'estate ho essiccato le erbe aromatiche che crescono sul mio terrazzo. Ed eccole qui.

La seconda versione è  più esotica. L'ho studiata per il mio "grande" che ama il kebab. Quindi ho provato a fare un pollo ai profumi del suo piatto preferito. 

Ovviamente si sono poi scambiati i piatti e mentre mio figlio sosteneva che le cosce di pollo alle erbe erano più saporite, mia figlia asseriva che quelle alle spezie pizzicavano di più e quindi erano più buone.

Per cuocere ho utilizzato i sacchetti per cottura in forno. Si trovano ormai anche nei supermercati, altrimenti si possono ordinare online.




Pollo con le erbe:  morbido e profumato


Cosce di pollo alle erbe

  • Timo
  • Origano
  • Salvia
  • Sale e pepe 
  • Cosce di pollo
Ho lavato e fiammeggiato le cosce di pollo e quindi le ho messe nel sacchetto per la cottura. Ho aggiunto le erbe, il sale e il pepe. Ho chiuso e ho agitato il tutto per fare in modo che tutte le coscette fossero ricoperte dalle erbe.
Ho riposto in frigorifero a marinare per un paio d'ore.

Per la cottura: ho scaldato il forno a 200° e ho lasciato cuocere le cosce per circa 40 minuti.


Pollo alle spezie: un concentrato di sapore


Pollo alle spezie
  • Cumino in polvere
  • Paprika (dolce)
  • Senape in polvere
  • Sale e pepe
La procedura è uguale alla ricetta precedente.


Tolgo le cosce di pollo dal sacchetto. 
Accanto al mio piatto metto coltello e forchetta, accanto al loro strisce di carta argentata. Si mangia con le mani, è vero, però con stile!



lunedì 7 novembre 2011

Vellutata di cavolfiori


Vellutata di cavolfiori: delicato preludio d'inverno

Ok ci siamo. Se fino a ieri ci potevamo lamentare del caldo (e adesso dai facciamo la faccia stupita e diciamo "Ma chi si è mai lamentato del caldo! E' da pazzi fare una cosa del genere".) ora possiamo cominciare a impostarci sulla modalità "Oh mamma ma che freddo!"
Ma soprattutto possiamo tirar fuori dall'armadio delle meraviglie: le cocotte, i libri di ricette per stufati, brasati, zuppe e tutti quei piatti che, con le loro lunghe cotture ci appannano i vetri facendoci sentire al caldo e al sicuro.

In questi giorni il cielo è di piombo e la luce passa a malapena attraverso le nuvole, dandomi l'idea di essere  in un Paese del nord. Beh si sono al nord, ma volevo dire più al nord di dove sono ora.

E quindi volevo un po' di questa atmosfera "nordica" anche in cucina. No, no, tranquilli niente bollito di renna, piuttosto una zuppa.
Ho cercato una ricetta che potesse avvicinarsi alla "Cauliflower soup" assaggiata un bel po' di tempo fa in Islanda (Paese meraviglioso).

Questa ricetta arriva pari pari dal libro "Soup and Breads" di "The Australian Family Circle". Si, si lo so. Cosa c'entra l'Australia con l'Islanda? Ehmm niente. Però è proprio questa la ricetta che cercavo. I crostini sono invece una mia rielaborazione.


Vellutata di cavolfiore
  • 20 gr di burro
  • 1 cipolla tritata
  • 1 ramo di sedano tritato
  • 1 patata tagliata a tocchetti
  • 1/2 cucchiaino di noce moscata
  • 1 litro di brodo
  • 1 kg di cavolfiore già pulito e diviso a pezzetti
Per i crostini
  • Fette di pancarrè senza il bordo
  • burro
  • Gruviera grattugiato 
  • Paprika piccante
In una pentola piuttosto grande faccio soffriggere leggermente il burro e quindi faccio saltare per pochi minuti: cipolle, patate e noce moscata.
Aggiungo il cavolfiore a pezzi, quindi copro il tutto con il brodo.
Lascio cuocere, mescolando di tanto in tanto per 20 minuti o finché le verdure non siano belle morbide.

Frullo la mia vellutata.

Durante i 20 minuti di cottura della vellutata preparo i miei crostini.
Spalmo sulle fette di pane a cassetta il burro. Cosparago poi con il formaggio e, su alcune fette aggiungo anche un poco di paprica. 
Metto il tutto a grigliare nel forno per qualche minuto, finché il formaggio non si sia sciolto.
Tolgo dal forno e taglio il pancarrè a strisce.
Servo la vellutata i cavolfiore accompagnata con i crostini.

E il freddo scompare 

venerdì 4 novembre 2011

Pasta di pistacchi

Pasta di pistacchi: un concentrato di sapore 



Ho in testa da un po' una ricettina che vorrei tentare utilizzando la pasta di pistacchio MA.... ma non trovavo la pasta di pistacchio che desideravo.
La volevo bella verde e che sapesse di pistacchio. Non è difficile no?
E' da un pochino che cercavo, ma nessuna di quelle trovate in giro andava bene. Il colore era troppo spento, oppure se trovavo il colore non trovavo il sapore. Insomma ero completamente insoddisfatta.

Guardavo i miei splendidi pistacchi di Bronte e mi dicevo "possibile che non ci sia una pasta di pistacchio che mi dia questo colore e questo sapore?"

Mi sono messa alla ricerca anche su internet e.... invece di trovare un indirizzo o il nome di un prodotto ho trovato la ricetta per fare la pasta di pistacchio. 

E così ho provato.

La ricetta è proprio quella originale, ho solo tolto un ingrediente, ma è lei, quella realizzata da @nn@ senior cookino di cookaround  e il risultato è assolutamente splendido.
Per il colore, beh guardate la foto e ditemi se questo non è proprio un bel verde e per il sapore.... è decisamente sapore di pistacchio!


I miei pistacchi pronti per il forno


Pasta di pistacchi

  • 500 gr di pistacchi di Bronte
  • 250 gr di zucchero (mi sembravano troppi, ma assolutamente no, va bene così)
  • 7 cl di acqua
  • 125 gr di mandorle in polvere
  • 10 gocce di estratto di mandorle (io non l'ho messo proprio perchè le paste provate fino ad oggi mi sembravano un po' troppo....."mandorlose")


Prima di tutto ho buttato per qualche secondo i pistacchi in acqua bollente. 
Ho provato a spellarli subito, invece di attendere, come pure specifica la ricetta. Sabgliatissimo! Se si aspetta: 1. si evitano le ustioni (e no non ho le mani d amianto) 2. le pellicine vengono via che è un incanto.

Per spellare i pistacchi più velocemente ho provato a sfregarli tra le mani. Anche se i pistacchi si rompono in due non importa, tanto poi bisogna tritarli!
Comunque armatevi di pazienza, accendete la tv su un film dalla trama scontata (altrimenti vi distraete lo so!) oppure mettete su la vostra musica preferita e via, si parte per un lavoro noiosissimo. Si dovete proprio togliere le pellicine a tutti i pistacchi.

Dopo aver visto, tra un pistacchio e l'altro,  il film più banale del mondo ho messo i miei smeraldi, ops volevo dire pistacchi, stesi ben bene su una teglia coperta da un foglio di carta da forno e ho infornato a 60 gradi, con sportello del forno aperto (che devo asciugare i pistacchi mica cuocerli), per una decina di minuti. 

Mentre i pistacchi si asciugavano ho preparato lo sciroppo. Ho fatto bollire lo zucchero nei 7 cl di acqua. Con il mio termometrino ho misurato la temperatura per arrivare ai 120 gradi consigliati nella ricetta (in pratica dovete spegnere quando lo sciroppo comincia a fare delle bolle piuttosto regolari che sfrigolano come sferette di vetro che si urtano tra di loro). 

Ho quindi versato lo sciroppo caldo sui miei pistacchi tritati, ho mescolato e ho messo nel mixer. Qui ho dovuto aggiungere per forza un poco d'acqua, altrimenti non sarei riuscita a tritare e amalgamare il tutto.

Io ho tritato e impastato per circa 1 minuto. Poi ho versato la mia pasta di pistacchio in uno stampo ricoperto di pellicola trasparente.Ho messo tutto in frigo per solidificare il tutto e voilà. Ho la pasta di pistacchio che desideravo.

I pistacchi così come li vedo io...